"TERRA DA VIVERE" DI BERENGO GARDIN: IL FOTOGRAFO DELL'IMPEGNO CIVILE E SOCIALE
Data pubblicazione
25/02/2011 13:22:30
Gianni Berengo Gardin è considerato uno dei fotografi viventi più importanti al mondo. Ligure di nascita, classe 1930, inizia ad occuparsi di fotografia nel 1954 e le sue immagini guadagnano presto le pagine de “Il Mondo”, una delle voci più originali ed anticonformiste del giornalismo del secondo dopoguerra.
Il suo archivio conta 1.350.000 scatti, molti di questi raccolti in oltre 200 libri fotografici, documenti che raccontano la storia, le aspirazioni, gli slanci e le frustrazioni, le tante bellezze e le contraddizioni, l’identità di un popolo e di un intero Paese; perché, come lui stesso dice, “cambia tutto. Cambiasse solo il paesaggio come cambia la nostra vita…”. E allora quegli scatti sono testimonianze, “importanti per ricordarci come eravamo”. Oltre 200 le personali allestite in tutto il mondo, per una carriera insignita dei più importanti e prestigiosi riconoscimenti nazionali ed internazionali, tra cui il World Press Photo, nel 1963, il premio Brassai nel 1990, il Leica Oskard Barnack Award nel 1995 con un lavoro sulla comunità Rom di Firenze; nel 1998 è la volta del prestigioso Lucie Award, che consacra Gianni Berengo Gardin tra i più grandi fotografi di sempre. Due anni fa, infine, la Laurea Honoris Causa in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano. Figura mite, occhi attenti e vivaci, quel fare semplice dei pochi veramente grandi, Gianni Berengo Gardin ama dire di sé: “Il mio lavoro non è assolutamente artistico. E non ci tengo a passare per un artista”, “l’impegno stesso del fotografo non dovrebbe essere artistico, ma sociale e civile”.
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